IMPRESE AL COLLASSO: Quando lo Stato diventa nemico !
- gianpaolo.pavone
- 13 ago
- Tempo di lettura: 5 min
Nel 2025 si registra un forte aumento dei fallimenti aziendali in Italia, con una crescita del 22% delle insolvenze rispetto all'anno precedente, e si prevede un ulteriore aumento di circa il 3% nel 2026. I fallimenti stimati per il 2025 sono oltre 9.700, con circa 10.000 previste nel 2026. Per la precisione 1 italiano su 5 ha più di quattro debiti da saldare e oltre la metà, impiega almeno due anni per estinguere il proprio passivo.
Ma proviamo ad essere più precisi!
In Italia ci sono 22,8 milioni di contribuenti che hanno debiti aperti con il Fisco.
Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi della Cgia, su dati forniti dall'Agenzia delle Entrate-Riscossione e altri enti fiscali, la fetta di evasori più consistente è composta da persone fisiche: 19,2 milioni, di cui 16,3 milioni sono lavoratori dipendenti, pensionati e percettori di altre forme di reddito (come quelli da beni mobili e beni immobili). Poi ci sono 3,6 milioni di persone giuridiche (società di capitali, enti commerciali, cooperative ecc.) e 2,9 milioni che svolgono un’attività economica: artigiani, commercianti, liberi professionisti.
Eppure è sempre bene ricordarlo!:
"Nessun debito, NESSUNO ..vale la tua vita!"
In Italia la legge ti protegge:
Non ti tolgono i beni essenziali.
Ti lasciano 4/5 dello stipendio.
Puoi chiedere al giudice una riduzione del debito col piano di sovraindebitamento.
Se non hai beni, ..nessuno ti porta via nulla!!!
E allora perché c’è chi arriva a togliersi la vita?
Perché non si muore per soldi.
Si muore per vergogna!
Per l’idea di “fallimento” che ti racconti nella testa!
La LEGGE oggi ti fornisce tempo, respiro, strumenti.
Ma a salvarti sarà sempre il tuo buonsenso e la tua autostima!
Ma torniamo a noi!
Questo mio post ha lo scopo di fornire una una rapida panoramica, concreta, utile e dettagliata con dati, statistiche e proiezioni sulle aziende italiane che chiudono per mancanza di riscossione crediti e le relative crisi finanziarie, che come vedrete ..non sono poche! La crisi e la chiusura di molte aziende italiane infatti, sono spesso causate dalla mancanza di riscossione dei crediti commerciali, che genera crisi di liquidità, problemi nei rapporti con fornitori e banche, e aumento dei costi di recupero credito nel tempo.
Eppure uno “stato” che non è strutturato, che difetta di una solida impalcatura legale, amministrativa e di controllo, e che di conseguenza, non è capace di far esigere e riscuotere efficacemente pagamenti (siano essi tasse, contributi, sanzioni o debiti) ad aziende e professionisti, è uno stato che affossa ed UCCIDE l'economia del proprio paese!
Questo crea un circolo "autodistruttivo" dell'economia Italiana perché:
➡️ Manca la linfa vitale per i servizi pubblici.
➡️ Si crea una concorrenza sleale e si distorce il mercato.
➡️ Aumenta il carico fiscale sui cittadini onesti.
➡️ Crolla la fiducia e si scoraggiano gli investimenti.
➡️ Si alimentano l'Illegalità e la corruzione.
Questi fattori sono naturalmente solo la “punta di un Iceberg” che riguarda questo annoso problema di Stato!
Io che lavoro anche su mercati internazionali, posso assicurarre che un'economia prospera e sostenibile si fonda sulla legalità, sulla fiducia e sulla capacità dello Stato di garantire un terreno di gioco equo per tutti. Quando lo Stato deficita alla sua funzione essenziale di far rispettare le regole fiscali, non sta semplicemente perdendo entrate, ma sta erodendo le fondamenta stesse su cui si basa la ricchezza e il benessere della nazione, conducendola verso stagnazione, impoverimento e fallimento!
ALTRI DATI ..INCONTROVERTIBILI!
I PAGAMENTI
I pagamenti a scadenza per le imprese italiane sono calati a circa il 40%, mentre i pagamenti con ritardi brevi (fino a 30 giorni) incidono per il 50% del totale e quelli con ritardi gravi (oltre un mese) rappresentano il 10%, con un aumento di entrambe le categorie rispetto agli anni precedenti.
SETTORI A RISCHIO
I settori più a rischio insolvenza sono il commercio, l'edilizia, il manifatturiero, e l'hospitality/turismo, mentre i comparti più penalizzati nel 2024 sono le costruzioni (+25,7% fallimenti) e l'industria (+21,2%), in particolare metalli e sistema moda con aumenti superiori al 40%.
I FALLIMENTI
L’82% dei fallimenti riguarda società di capitali, e le imprese più giovani (con meno di cinque anni di vita) hanno visto aumentare la loro quota nei fallimenti dal 2% del 2022 al 12% del 2024, indicatore di una crescente fragilità delle nuove realtà imprenditoriali.
LE REGIONI A RISCHIO
Le regioni con maggior incidenza di procedure concorsuali sono il Nord-Ovest (30%), particolarmente la Lombardia, seguita da Centro, Sud, Nord-Est e Isole.
LE CONSEGUENZE
La mancata riscossione dei crediti porta molte imprese alla chiusura o alla crisi, dove i creditori possono continuare ad agire legalmente anche dopo la chiusura formale dell'attività, ma con limiti in base alla forma giuridica e disponibilità patrimoniale.
IL RECUPERO CREDITI
Il recupero crediti, per evitare il deterioramento finanziario, è diventato centrale nel 2025, con processi più veloci e trasparenti grazie anche all’obbligo di notifica tramite PEC e al potenziamento delle banche dati patrimoniali per monitorare i debitori.
GLI INTERVENTI
Le imprese sono invitate a intervenire tempestivamente con azioni di recupero crediti stragiudiziale e giudiziale per evitare la prescrizione e aumentare le probabilità di recupero, con la possibilità di pignoramenti e sequestri conservativi in caso di ultima fase esecutiva.
Questi dati evidenziano la relazione critica tra mancata riscossione crediti e chiusura aziendale, con un impatto significativo sulla sostenibilità delle imprese italiane, soprattutto PMI e nuove realtà imprenditoriali.
L’adozione di strategie efficaci di gestione del credito e azioni legali rapide risultano fondamentali per limitare il propagarsi delle crisi aziendali e i conseguenti fallimenti. La mancata riscossione crediti rappresenta una delle cause principali di crisi di liquidità e fallimento per molte imprese italiane , soprattutto per le PMI e per le aziende giovani, che hanno meno risorse finanziarie per assorbire ritardi nei pagamenti.
I MIEI SUGGERIMENTI FINALI
Questo non è affatto un problema da sottovalutare, tutt’altro!
Perché poi quando ci si riduce in queste condizioni ..è troppo tardi. Questi aspetti confermano che la gestione del credito non è solo un'attività amministrativa, ma un elemento strategico cruciale per la sopravvivenza e la crescita delle imprese italiane. Questi i miei suggerimenti:
L'adozione di procedure di recupero crediti strutturate e tempestive, sia stragiudiziali che giudiziali, è fondamentale per limitare il peggioramento della situazione finanziaria , preservare i rapporti commerciali e aumentare le probabilità di recupero.
La digitalizzazione dei processi di recupero, come l'uso obbligatorio della PEC per le notifiche e le piattaforme di gestione delle pratiche, ha migliorato l'efficienza e la trasparenza delle procedure, contribuendo a ridurre i tempi ei costi.
I settori più esposti, come edilizia, commercio, manifatturiero e turismo, devono adottare strategie personalizzate , come factoring o mediazioni specifiche, per mitigare il rischio credito e sostenere il circolante.
Le normative italiane prevedono strumenti efficaci per il recupero, ma la corretta applicazione e un'azione tempestiva rimangono la chiave di volta per evitare l'escalation di problemi e crisi aziendali irreversibili.
Infine, vi è una crescente consapevolezza tra le imprese della necessità di una gestione preventiva del credito e di un monitoraggio continuo dei debitori, per anticipare e neutralizzare i rischi prima che diventino insostenibili.
( FONTI: Agenzia delle Entrate,Dirittobancario, Recuperosmart, Studi della Cgia, Studiolegalemenghettiroma, Creditnews, News-Legali, Avvocaticartellesattoriali, Rescos, Assistenza-Legale-Imprese, Creditvillage, Recupero-Crediti-Aziende, Howdengroup.).
Spero vivamente che questo post ti abbia fornito delle informazioni utili.
Grazie per averlo letto!
Gianpaolo Pavone
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